Ti senti depresso quando finisce una vacanza?
Ti piacerebbe tornarci ma non puoi?
Talvolta ti sembra di partecipare a un gioco caotico? Un gioco sempre più “duro”, dove le intemperie sembrano non finire mai?
Si?
Cosa fai?
- Ti fai travolgere dalle intemperie e così ti prendi una “bella bronchite”?
- Oppure stacchi la spina e ti prenderti una vacanza? Magari lontano da tutti e tutto in un’isola deserta?
Se hai scelto la prima opzione siamo nella stessa situazione.
Cosa facciamo, continuiamo a prenderci la bronchite 🙂?
Curiosa di conoscere una delle mie soluzioni?
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Una tattica che a me aiuta è avvistare “porti sicuri” dove partire per delle vacanze virtuali e non soffrire così di sindrome da rientro.
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Oggi ti svelo uno dei miei “porti”: Leggere!
Per me un libro è un maestro, mi insegna sempre qualcosa.
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In questo periodo mi è stato utile “Io e Te” di Nicola Ammaniti un libro piccino con dentro grandi verità.
Ci immerge in una delle tappe più difficili e delicate che un essere umano deve superare: l’adolescenza, periodo in cui la vita può essere davvero un “gioco caotico”, magari solo per il semplice fatto di sentirsi inadeguati.
E tu dirai: “Ma io non sono più un’adolescente!”
E io ti rispondo: “Secondo me non solo gli adolescenti attraversano periodi difficili sentendosi inadeguati”.
Non ti sei mai sentita un pesce fuor d’acqua?
Con una grande voglia di scappare, nasconderti e invece essendo adulta sei costretta a mimetizzarsi per sopravvivere?
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Il libro racconta la storia di Lorenzo un adolescente come tanti, uno di quelli che non si piace, che non si sente accettato, che finge di partire per una vacanza con dei compagni di scuola. Ignari della bugia, i genitori sono finalmente contenti: anche il loro figlio ha degli amici.
Nel mentre Lorenzo cosa fa? Rimane nascosto nella cantina di casa sua con i suoi videogiochi e qualche vivere.
Eppure, in quella cantina succederà qualcosa ed entrerà lo stesso in contatto con il mondo, da cui lui vuole mantenere le distanze.
Cosa succederà? Solo leggendolo lo scoprirai 🙂“.
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C’è una frase che mi è piaciuta molto:
“…Perché il mondo funzionava così? Nasci, vai a scuola, lavori e muori. Chi aveva deciso che quello era il modo giusto? Non si poteva vivere diversamente? Come gli uomini primitivi?”
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Ti elenco qualche quesito nato durante la lettura.
Se leggi bene, tra le righe ci sono anche le mie risposte, non sono proprio esplicite, perché non ti voglio assolutamente influenzare, ognuno deve trovare le proprie.
Puoi considerarle come punto di partenza, piccoli spunti. Poi sta a te decidere se farne tua qualcuna oppure no. Ognuno ha il proprio cammino, la propria esperienza e la libertà di scegliere cosa può servigli e cosa no.
- Non tutti sono uguali e non tutti sono capaci di diventare grandi con l’approvazione del resto del mondo.
Ma servirà poi così tanto questa approvazione? Chi dice che una strada in salita non sia più facile percorrerla camminando all’indietro?
- C’è e ci sarà sempre qualcuno che ci giudica.
Chi lo dice che dobbiamo diventare grandi con l’approvazione del resto del mondo?
- Il giudizio degli altri, il bisogno di sentirsi riconosciuti da essi, sono delle zavorre che gravano sulle nostre spalle, che non ci fanno essere liberi, come se fossimo sempre incatenati.
Non potremmo essere quello che siamo senza interferire nelle vite altrui e senza che gli altri interferiscano nella nostra?
Farci sempre condizionare dagli altri che ci giudicano e a volte ci dicono che non siamo capaci, che non siamo abbastanza coraggiosi, che non abbiamo obiettivi, insomma che non ci fanno mai sentire abbastanza adeguati serve a qualcosa?
- Non è detto che solo chi non possiede nulla può sentirsi inadeguato.
Chi apparentemente sembra avere tutto in realtà può non avere nulla?
- In certi momenti della nostra vita chiunque può aver bisogno di qualcuno che gli tenga la mano e gli indichi la strada.
Ognuno di noi ha bisogno di trovare un compagno di avventure, un supporto affettivo?
- C’è sempre tempo per ricominciare daccapo, ma non è detto che ci si riesca.
Magari confrontandoci con qualcuno che non ci assomiglia per nulla, ma che ci proietti nel suo mondo mostrandoci che non è poi così tanto diverso dal nostro, potrebbe aiutarci a trovare gli strumenti giusti per non arrenderci?
- E’ più comodo rifugiarsi nel ruolo di vittima, che prendersi le proprie responsabilità.
Perché dare sempre la colpa agli altri? Non sarebbe meglio non arrendersi, agire, sforzarsi e mettersi sempre di nuovo in gioco anche dopo aver sbagliato e essere caduti?
- Non dimentichiamoci mai che prima o poi dobbiamo morire! Perché dopo un lutto di una persona cara ci insegnano a essere tristi e non a essere felici per essere stati fortunati e privilegiati ad averla avuta accanto?
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Certo è che la vita a volte può essere difficile e diventare un gioco duro.
Questa lettura a me ha lasciato un bel messaggio: “vincere comunque si può”! Come?
Inizia con leggere il libriccino 🙂 Se lo farai, fammi sapere, così ci confrontiamo. Grazie.
Elena